La mia Rivoluzione del Vento

Mi sveglio di soprassalto dal divano. Un buon inizio, ma devo essere sincera, non è che mi sveglio, ero già sveglia da un pò, stavo propriamente cercando di continuare a riposare.
Qualche minuto prima mi ero allungata verso il computer per vedere che ore fossero e fare una specie di calcolo mentale senza alcuna base obiettivamente valente, per prospettare a me stessa quanto tempo avessi ancora da concedere al riposo. Ogni osservazione mi ha colto incerta, e concordando con quanto mosso dall’intenzione stessa, semplicemente ho deciso di volermi sdraiare ancora.
Cercavo di rilassare il corpo, stare attenta al respiro, alle zone di tensione. Il pensiero si agitava in quegli atti di ‘meditazione’ spicciola, incastonandosi e fuoriuscendo dai solchi dei miei muscoli, surfando tra i respiri della pelle, e fluendo tra le valli delle mie spalle, mentre mollavano un pò la loro presa sul collo. E così tra le immagini emergenti e le associazioni libere della mia mente è affiorata questa meravigliosa consapevolezza, intrisa di volontà, dell’essere qua dove sono oggi, proprio in questo momento, per scrivere la mia fottutissima, incredibile, meravigliosa e soprattutto inimmaginabile (ma di quel inimmaginabile che parte da un’immaginazione che sconfina i limiti ad essa posta dalle condizioni della realtà) rivoluzione del Vento.
Già qui, ora, adesso, mentre riposo.
Eccomi sono io, è questo, totalmente.
In ogni gesto, piccolo o grande, nella stampante recuperata stamani in cambio di due scatoloni per un trasloco, in quell’appartamento meraviglioso di Lucca in zia del Poggio, nelle cassette del G.a.s di ogni mercoledì pomeriggio a Sant’Anna alle scuole medie, nella nottata di stanotte, nel mio vestito rosso, con cui mi vergogno a farmi vedere ma con cui mi diverto così tanto a ballare, nella mia casa di Nozzano e in questo esercito composito di meravigliose presenze vitali che contaminano di luce, inaspettatezza e sorpresa la mia vita.
E’ qui, sono io.

E così mi sveglio (o meglio, mi alzo di sobbalzo, perchè ero già sveglia da tempo) e ciò che non era riuscito a fare il tempo, il tempo così quantitativamente stabilito, lo fa qualcos’altro che con il tempo a suo modo ha a che fare: la prospettiva di una storia, una storia da scrivere, che è già iniziata, ma che oggi, adesso, dalla nuova accensione di una lampada dal divano, parte da qui, da questo spazio, che diventa perfetto, perfettamente pensato, compiuto e predisposto a questo, anche solo a questo, dire questo ‘sto scrivendo la mia rivoluzione del Vento’.

Questo blog a cui ora dico ‘ciao!’ (mentre penso ‘da quanto tempo che ti voglio, come ti ho desiderato, che paura nell’averti, tu mi sembri così delicato!’) arriva proprio adesso, proprio per questo, e niente di più semplice mi sobbalza nell’accoglierlo.
Non so ancora bene in che modo dispiegare il tutto, ma sento che sarà semplice, semplice come condurre la mia vita nel quotidiano di una giornata composta da una moltitudine di piccole e grandi azioni che hanno il loro luccichio. Che sono splendenti e copiose come le stelle, che nel loro disegno compongono un immenso firmamento.
Ecco, una nuova stella trova il suo collocamento. Era una stella che si confondeva là dietro a un’altra tra il cielo di questa storia e quella di Stonevilla, e infatti nel suo abbaglio – nel suo nascere al mondo – trova i nomi di entrambe.

Io mi chiamo Stefania ho 29 anni, oggi rientrando in macchina da un piccolo viaggetto da Lucca (quello per la stampante, in cui ho lasciato i cartoni e visto l’appartamento di via del Poggio, che mi ha fatto pensare a quello di Pisa che avrei voluto per me qualche anno fa e bevuto il limoncello della Maria brindando al futuro mio e di altre due anime in cammino) ho proprio pensato questo: sto per diventare una cantastorie della Toscana. O almeno ho pensato che è questo che voglio essere e fare nella mia vita. Portarmi nel mondo in questo modo, con l’affezione ad un luogo sacro che è visto come proprio, il proprio rifugio, la propria causa, il proprio futuro, così da coltivarlo e nutrirlo di sé e della propria magia. Uno scambio, continuo. Un dare e ricevere nel tempo al tempo, stesso.
Sono fatta di questa Terra, questa Terra si muove attraverso me, mentre io mi muovo attraverso lei, e ogni volta che scopro un nuovo scorcio, un nuovo posto, una nuova strada che congiunge spazi conosciuti che prima non sapevo come unire, scopro di scoprire parti e luoghi dentro di me, in cui riaffiora qualcosa, che non è solo la magia di quel paesaggio, ma di tutto ciò che in me questo decanta e porta, e mai è stato così forte come in questo periodo della mia vita, in cui nel luogo riscopro casa, casa di Stefania, di parti di me, della mia anima (senza voler usare con ridondanza questa parola incredibile tutt’altro che spicciola). Casa perchè sono Toscana, perchè le persone che amo sono qua e molti mondi ho vissuto e percepito in questa terra e i suoi segreti mi appassionano, mi intrigano, mi animano, mi permettono di avvertire che posso qualcosa con loro nel rispetto di tutto, che ho un ruolo, sociale, politico, ambientale, umano, creativo, vero e potente a mio modo.
La paura di perdersi e il relativo fatto di farlo è stata al mio fianco per anni e niente toglie che ancora questa prenda parte alla mia destra, in questo stesso momento in cui scrivo. Ma c’è così tanta chiarezza in più, così tanta conferma e riconoscimento, che la paura non spaventa, ma apre le porte permettendomi di ascoltare le cose con ancora più pazienza e scegliere dove scagliare la freccia e centrare sempre meglio la mira.

Adesso mi ritrovo a piedi scalzi davanti alla scrivania, baleno in quella sensazione per cui non smetterei di scrivere mai. Mi sembra di sentire che tutta la mia vita è legata a questa tastiera come accade alle persone nei reparti di rianimazione intensiva all’ospedale. Mi sento anche io legata ai fili che smuovono le mie dita sulla tastiera come in una specie di visione da burattinaio, sono attaccata a questo impetuoso gioco che mi orienta e ammalia, con una gioia in più nel cuore.
Ho paura che se smetto si dissolva il respiro, questo moto energico che parte dall’ombelico, questo fremito vitale che ha la forza di muovere cose invisibili.
E’ questo che celebro con questo primo scritto su questo blog da tanto tempo voluto.

Ringrazio innanzitutto Ivan per avermi aiutato con il dominio e non solo.
Ringrazio tante cose, che a dirle tutte non saprei da dove iniziare e soprattutto come finire dato che la loro estensione non ha fine.
Ringrazio la stanza che mi sono data e creata, che oggi accoglie i miei libri, i miei scritti, i miei ‘work in progress’ ed è uno spazio aperto per le mie letture e non solo, per le idee di chiunque abbia voglia di mettersi in gioco ed esplorarsi.

Sogno di cambiare la mia vita attraverso il sacro santo potere della parola, delle storie magiche che la vita continua a seminare attraverso noi e gli altri, sogno e nel mentre creo le condizioni per farlo, in modo che il mio sogno tocchi quello degli altri e con il vento semini in tutto il mondo i suoi risultati, che diventano nostri, insieme, assieme, per il futuro che possiamo divertirci ad immaginare attraverso questi e possiamo informare di questa luce – in un altrove che è all’interno delle nostre pieghe, di infinite stanze e sapori…

Vi aspetto qui, in stanza, fuori nelle piazze, in ogni storia scritta o letta e nella gioia di essere condivisa.

↠ Per chiunque non lo sapesse la ‘Rivoluzione del Vento’ è una delle mie storie più care, che è tutt’altro che una storia soltanto, è un progetto.
Stiamo per questo anche realizzando la bandiera che la esporrà nel mondo (partiamo con intenzioni a portata di mano) accettando le proposte di chi vorrà prendere parte con la sua immaginazione alla realizzazione dello stemma ufficiale.


Se siete riusciti a capire qualcosa di quello che ho scritto credo che siate fatt* al caso nostro!
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