Un passo dopo l’altro_ 2

Per parlare della Rivoluzione del Vento forse bisognerebbe parlare di tante altre cose prima, o dopo, forse durante! Ci provo.
Mi chiamo Stefania e ho 29 anni ancora per poche settimane, sono nata di Ottobre quando le chiome degli alberi si tingono di vari colori – che dicono siano quelli reali, quando la clorofilla le abbandona, smettendo di trasmetter loro il suo verde . Sento che quei vari colori racchiudono al meglio la pluralità ricca di sfumature del mio paesaggio interiore assieme all’ambivalenza – profusa nell’atmosfera – della ricerca di un equilibrio sospeso tra gioia e nostalgia.
L’autunno per me non è fine dell’estate ma la sua totale maturazione. Come quando il frutto sull’albero imbrunisce, un processo di fermentazione che accade prima della putrefazione.
L’alta nota gialla di Van Gogh. Il tramonto con tutti i suoi colori dispersi nel cielo equivale per me al trionfo di ciò che è stato il giorno, molto più di quanto non lo sia l’accecante luce biancastra del meriggio.
Questo mi rappresenta nella vita, ma solo ad oggi riesco a vedere le cose in questa chiave, sotto la benedizione di questa prospettiva ed accogliere con ancora più accettazione e rispetto la mia natura, ritrovandomi in questa posizione delle cose allineate dentro e fuori di me. Riconoscendomi per i misteri sempre avuti e per quelli via via rivelati – appartenenti da sempre ad uno scorcio comune.
Questo non so se sia un frammento importante per la rivoluzione di cui vado parlando, ma immagino di sì.
Ho scritto la rivoluzione del Vento lo scorso inverno, mi trovavo in Svizzera per lavorare un po’ al mercato di natale di Zurigo, una mia amica mi ha chiamata chiedendole aiuto ‘Luna – (sua figlia) – ha chiesto a Babbo Natale il potere degli elementi come regalo! Cosa possiamo fare?’
Abbiamo così trovato la soluzione nella creazione di un bellissimo amuleto e un libro, contenente tutta la spiegazione del potere dei vari elementi, partendo dal fuoco, passando al vento, proseguendo per la terra fino a concludere con l’acqua, allegando ad ogni capitolo una storia che fornisse un’immagine più compiuta di quanto detto a parole.
La Rivoluzione del Vento è arrivata così, da una storia pensata e scritta per una bambina. Per vincere questa impresa ho chiamato al mio cospetto la mia bambina interiore e con questo elemento in particolare qualcosa è venuto fuori al meglio delle mie aspettative.


Un giorno ho scritto a mia sorella questa piccola confessione, che non so come lei abbia preso fino in fondo, le ho detto che un po’ io quel Vento di cui parlo nella storia l’ho conosciuto proprio aprendo la grande finestra di camera sua, guardando il panorama fuori e sentendo l’aria che accarezzava i miei profili. Tutt’un tratto non mi sentivo più sola, c’era una presenza che riempiva l’aria della stanza e del mio corpo.
Sono ripartita da quel punto, unendo a quella scenografia alcuni aspetti colti dalla fase più matura della mia ancor (giovane) vita, arricchendola di una consapevolezza contemporanea sui piccoli\grandi drammi della vita che ci è stata consegnata oggi, immersi in questa nostra lontananza reciproca: dagli altri, da noi stessi, dai nostri sogni, dalla natura, dal senso profondo della vita.
Sono arrivati subito i rumori di questa vita frenetica ad aprire il grande spartito, riflessi o riferiti attraverso l’orecchio di un bambino catapultato in un mondo non così profondamente all’altezza del suo piano immaginativo.
Vento arriva per portare qualcosa da un mondo lontano invece, un mondo che a quell’universo\pluriverso corrisponde perfettamente, il mondo delle favole, dei giochi, degli incontri e delle bellezze, possiamo aggiungerci le fate, gli elfi, gli gnomi, ecc, ecc: il mondo a cui hanno chiaro accesso i bambini nel loro semplice riferirsi alla realtà con occhi grandi, sgranati, pieni di meraviglia. Un mondo che è apparso anche alle porte del nostro cuore, in cui abbiamo sostato, desiderato, aggiunto colori e risate. Un mondo che abbiamo anche piano piano dimenticato dimenticandolo sotto strati di altri rumori.

La soluzione è lì, risiede in un ritorno, a tutti noi è chiesto di prendere in mano la spada e aprirsi un varco, per recuperare quella parte di mondo e portarlo fuori, qua, in mezzo a tutti gli altri rumori. Perché possiamo farlo.

Questa storia ha questa prerogativa. E’ soltanto una storia, ma può essere molto di più, come – niente di meno. Io scelgo di farla diventare la mia bussola, una bussola interiore e consegnarmi al grande quadro di questa interazione per riportare i miei colori, nella consapevolezza dei quadri che posso realizzare, per salvare qualcosa di profondo, genuino e unico, come il mondo di un bambino.


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